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La fiaccola sotto il moggio : tragedia

Auteur : D'Annunzio, Gabriele (1863-1938)

Editeur : Fratelli Treves

Date : 1905

Sujets : Théâtre (genre littéraire) italien -- 20e siècle

  • 1905
  • mi tocchi. E lo sai. Non ho qui nella gola anch’ io la lividura e il gonfiore e la piaga, e la secchezza sempre ? Io non porto le stimate di Cristo, i segni della passione santa. Ma le stimate porto di quella carne che mi generò. E ne sanguino e
  • brucio. Non mi fu medicina il mio silenzio. Oggi fa l ’anno che mia madre cadde nella tagliuola orrenda, tratta fu all’ insidia impensata, presa fu dall'astuzia selvaggia nell’ordegno di morte... Ah, ecco il giorno! Oggi parlo, se il dubbio è verità. Si
  • solleva agitata. D on n a A l d e g r in a . O Gigliola, mio cuore, tenerezza e spina del cuor mio desolato, o Gigliola, Atto I. - Scena. II o tu piccola, sempre, pe ’ capelli miei bianchi, non mi fare paura, non m’affannare cosi ! D ’ improvviso
  • sa di d ove! Si può vivere in pace e avere gioia dalla piuma che cade, dal volo d ’una rondine... Sì, mi ricordo. Vedo ogni mattina Assunta delta Teve seduta su la sedia sua di paglia, laggiù nel vano detta sua finestra, che cuce le lenzuola, ed è
  • e g r in a . Oh perchè, se sei dolce, mi fai più pena ? Hai gli occhi asciutti; e sembra che ogni parola tua traversi un mare di pianto, prima d'arrivare a me. Sièditi. G ig l io l a . Sì. Ecco, mi siedo. Sono in pace. Appoggerò la. gota ai tuoi
  • ’ immondezza e glie la rigettava contro il viso... Mi ricordo. La vedo. 21 , D o n n a A l d e g r i n A. Ora il tuo capo pesa come il bronzo; ch'era cosi leggero! G ig l io l a . ePsa? Dimmi: perché mille pensieri insieme non hanno il peso d'un pensiero
  • a . Io, io farò. Fare bisogna, fare bisogna. Alzarmi debbo, restar diritta in piedi fino all’ora di coricarmi. Baciami la fronte. Mi bacerai a sera un’ altra volta. 24 LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO Così. M ’alzo. Il coraggio non vacilla, S tanotte i
  • di quel vincolo fidecommissario, nella lite che abbiamo coi Mormile! B ertrando. Non divagare. Ti domando ancóra una volta : mi dai quella miseria? T ib a l d o . Ma se ti dico che non ho un tornesel Credimi. B ertrando. Tu mentisci. Non riscotesti
  • chi è che mi succhia, chi è che mi dissangua da v en t’anni senza tregua? B ertrando. Di tutto il mio ti sei impossessato con l ’usura. T ib a l d o . Quali erano i beni degli Acclozamòra? Bertrando. Incominciò tuo padre a spogliarci. T ib a l d o
  • addentare fino al sangue e all'osso, se non ricevi l ’offa. B ertrando. Non aizzare il mastino, Tibaldo. T ib a l d o . Che vuoi da m e? ch’io mi ti dia legato mani e piedi? vuoi darmi Atto I. - Scena. III 31 la sorte di Giovanna? seppellirmi v iv o
L'Italia_nella_letteratura_francese.jpg

L'Italia nella letteratura francese dalla caduta dell'impero romano alla morte di Enrico IV. Tome I.

Auteur : Del Balzo, Carlo (1853-1908)

Editeur : Casa Editrice Nazionale

Date : 1905

Sujets : Littérature française -- Thèmes, motifs | Italie -- Dans la littérature

  • 1905
  • gennaio 1886) della Gazzetta letteraria di Torino. I l mio lavoro rimase allora interrotto per la morte di mia madre, avvenuta nel maggio del 1887. Tempo fa , alcuni benevoli amici mi hanno invo­ gliato a riprenderlo, a completarlo, ed io, che dal 1878, e
  • , ben volentieri, e col massimo ardore, mi son ri­ messo allo studio, notevolmente aumentando la torte già pubblicata, e rappresentando tutto il gran movimento del se­ colo X V I , fino alla morte di Enrico IV . Credo di aver fatto un’opera civile da
  • sedicesimo secolo fino ai nostri giorni, mi procurò un vivo piacere intellettuale, ma mi fece sentire un bisogno nuovo, molto ruinoso per il mio bilancio : ricercare tutti gli scrittori francesi che parlano dell’Italia. Da quel giorno sono diventato anch’ io
  • un collezioni­ sta ; e da allora in qua parmi che mi manchi sempre qualche cosa. E nella compassione che, spesso, ho di me stesso, abbraccio i collezionisti infelici di questa valle di molti autori e di pochi lettori. La collezione, che io stimavo di
  • completare con poco tempo, con poca fatica e con poca spesa, mi ha giuocato un tiro birbone. Ho una piccola biblioteca di mille vo­ lumi, e me ne manca ancora un migliaio per possedere tutto ciò che da scrittori francesi è stato stampato in libri dedicati
  • un lavoro compiuto. Ora presento un abbozzo di opera che spero di rendere, col tempo, con la lima, con i consigli e con le correzioni dei critici onesti e benigni, più vasta; e, per quanto mi sarà possibile, perfetta. Questa specie di prefazione mi è