Recherche

Limiter la recherche

  • Sujet > Théâtre (genre littéraire) italien -- 20e siècle Enlever ]
4 resultats
Fedra.jpg

Fedra

Auteur : D'Annunzio, Gabriele (1863-1938)

Editeur : Fratelli Treves

Date : 1909

Sujets : Théâtre (genre littéraire) italien -- 20e siècle

  • Eroi rivendicati, grande novella reco: la vittoria di Tèseo! LA SUPPLICE. C h e la santa corona ti verdeggi sempre su la pienezza de' tuoi giorni, o Annunciatore! IL MESSO. lo sono Eurito d' I laco, il conduttor del carro 290 di Capanèo percosso dalla
  • soffio salmastro entrano per alcun altro che guarda la pianura febea di Limna, il porto si' nuoso di Celènderi, la faccia raggiante del Mare Sarò nico e la cerula Calàuria sacra all'ippico Re Poseidone. Rami d’ ulivo involuti in liste di candida lana son
  • madre veneranda di Tèseo, Etra del sangue di Pelope, quivi è con le Supplici dalla chioma tonduta e dal bruno peplo, fra la luce e l'ombra. ' 7* F E D R A ETRA. A lza te il capo, alzate il capo, o donne misere. Il D io dei sùpplici v'esaude; che il
  • suo favore è alterno. L a volontà del D io splendere vidi nella tenebra, splendermi il presagio sul cuore affaticato da tante sorti. Contenete il gemito, scotetevi la cenere dal crine raso, madri incolpabili dei Sette 10 uomini Eroi, toglietevi dal
  • volto il nero lembo. LE SUPPLICI - O e tra , messaggera sei del D io giusto? " O Etra, per i sùpplici rami d'olivo involti nella bianca lana che ti stendem m o ad implorarti, qual m ai nova parola è questa che ci rechi ? " Ebbe pietà dei nostri m ali il
  • D io giusto? " C h e sai? C h e sai della lontana guerra? " Tèseo torna? *8 * Atto I Atto I & F E D R A Il tuo figlio ha vinto, per la Legge 20 santa di tutta l'E llade? A hi, giustizia del D io, vittoria dell'Eroe, che mai potrem o noi, che m
  • ai potremo noi se non rinnovellare il pianto? ETR A . _ Donne, una nave trezènia del navilio di Tèseo nel porto è giunta, con le vele nere. LE SUPPLICI. - Ricordati, ricordati, o vedova d'Egeo! " L e nere vele ti furono fatali un’altra volta, 3o
  • , spenti i floridi figli ed insepolti, spenti i figli terribili che si precipitarono con chiuse pugna, fra tante grida, su dal nostro dolore, fuor del nostro dilacerato grembo! A h perché m noi conoscem m o il talam o ed invocam m o Ilìtia? O Guerra, e per
  • A e la preghiera è vana, ed è vana l’offerta; né le lacrime del più puro e profondo occhio m ortale 60 m ai varranno a raccendere una goccia di sangue nel più caro volto estinto. U N A DELLE SUPPLICI. Etra, né la saggezza giova a dom ar la cieca
  • doglia che morde. G li insepolti figli attendiamo, che s’abbiano da noi la lor parte di fuoco, i nudi corpi dati dalla forza tebana ai lupi del Teumesso, 70 e tu r Eroe vendicatore attendi ! U N 'A L T R A . M a il tuo volto è nell’ombra, senza lampi. U
La_fiaccola_sotto.jpg

La fiaccola sotto il moggio : tragedia

Auteur : D'Annunzio, Gabriele (1863-1938)

Editeur : Fratelli Treves

Date : 1905

Sujets : Théâtre (genre littéraire) italien -- 20e siècle

  • cappella gentilizia che a traverso i trafori di un rosone spande il chiarore delle sue lampade votive. A de- 8 LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO E tra g l i archi, più le g g e r i, s o r r e t t i da pilastri iso­ lati, si aprono su una log g etta del
  • tazza della fonta­ nella. Gioietta non dà più acqua. Posso appena inumidire la pezzuola. T i faccio male? Stringo troppo? Va bene così? Il S e r p a r o . La figlia sei del barone! E cóme ti chiamano? come dicono il tuo nome? 100 LA FIACCOLA SOTTO
  • peligno, dentro dal tenitorio di A n ­ versa, presso le gole del S agittario, la v igilia della Pentecoste, al tempo del R e Borbone Ferdinando I. CHORVS ΔΡΑΣΑΝΤΙ ΤΤΑΘΕIΝ ΤΡΙΓΕΡΠΝ ΜYΘΟΣΤΑΔΕ ΦΩΝΕΙ ΕLΕCΤRΑ ΠΡΕΠΕΙ ΔΆΚΑΜΤΩ ΜΕΝΕΙ ΚΑΘΗΚΕΙΝ ATTO PRIMO
  • Apare un’ aula vastissima nella casa p antica dei Sangro costrutta sul dosso ineguale del monte. Alla robustezza della primitiva ossa­ tura normanna tutte le età han sovrapposto le loro testimonian­ ze di pietra e di cotto, dal regno degli A ngioini al
  • regno dei Borboni. Ricorre all’ intorno un ballatoio ricco di sculture, sopra arcate profon de; delle quali alcune sono tuttora aperte, altre sono ri­ chiuse, altre sono rette da puntelli. D elle tre in prospetto, la mediana prolunga la sua vòlta verso
  • Giovanna; e il Re Roberto tentenna, Signorìa. B enedetta. E l'aquila è caduta dal sepolcro del vescovo Berardo. A nnabella. Aco la fontanella di Gioietta n ammutolita s ’è. La gromma intasa tutto; le tre cannelle sono sacche. S’ alza. Va a sollevare il
  • enedetta. P ericola il soffitto nella stanza della contessa Loretella. E tutti gli specchi torbi intorno si son rotti (piano, fuso, che non si rompa il filo) dove ci si vedeva nelle macchie non so che cose del tempo che fu. A n nabella. Ci si vedeva il
  • viso A tto I. - Scena. I 11 della, contessa., e l'appannava il fiato suo, come dietro il vetro d’una finestra quando s ’aspetta che uno passi e gli occhi attenti si velano alla pena del fiatare, (piano, arcolaio, ché la matassa è scura) e solo sta
  • FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO SCENA SECONDA. G IGLIOLA, discendendo la scala esce dall’ ombra del voltone, vestita di gramaglia, in atto d’ inseguire perdutamente qualcuno che le sfugga, pallida, ane­ lante, con gli occhi allucinati. S’ arresta e vacilla. Ha
  • solleva agitata. D on n a A l d e g r in a . O Gigliola, mio cuore, tenerezza e spina del cuor mio desolato, o Gigliola, Atto I. - Scena. II o tu piccola, sempre, pe ’ capelli miei bianchi, non mi fare paura, non m’affannare cosi ! D ’ improvviso
Francesca_da_Rimini.jpg

Francesca da Rimini

Auteur : D'Annunzio, Gabriele (1863-1938)

Editeur : Calmann-Lévy

Date : 1910

Sujets : Théâtre (genre littéraire) italien -- 20e siècle

  • exégètes ita­ liens de D a n te, Isid o ro del L u n g o , a pu d éc la rer : « Le caractère et le lan g ag e de ces p erso n n ag es, aussi b ien des plus infim es que des p ro tag o n istes, sont, je n e d irai pas étu d iés, — ce serait tro p peu dire
  • 100 F R A N C E S C A DA R I M I N I . espr lendir et de détruire! Au cœ ur silencieux de quelle h aute m ontagne h ab itèren t ces gem­ m es congelées, que la flamme terrible dissout et renouvelle en esprits d ’ardeur? R apidité dévorante! B eauté m
  • ..................................................................... ............................................................................................................. T R I O M P H E D E L A M O R T ........................................................ de v o l u p t é l ’i n t r u s LE LES ROMANS DU LYS L E S V I E R G E S A U X R O C H E R S ................................................... l a g r
  • a c e (en préparation)..................................................... l ’a n n o n c i a t i o n (en préparation).................................... LES ROMANS DE LA GRENADE L E F E U
  • ) .................................................................. a v i l l e m o r t e , tragédie en 5 actes............................ a f i l l e d e j o r i o , tragédie en 3 actes.................... le s l l LE v ic to ir e s MARTYRE POÉSIES m u tilé e s DE S A I N T S É B A S T I E N
  • E D I E EN CINQ G. HE R EL Le V .l o N oi che lingem m oÿ^i’iftandS d ijiçjiÿaigno JW>Ì .
  • DE HOLLANDE et DI X E X E M P L A I R E S SUR P A P I E R IM PÉRIAL DU J A P O N , tous n u m é ro té s. Dr oi t s do r e p r o d u c t i o n , do t r a d u c t i o n e t do r e p r é s e n t a t i o n r é s e r v é s p o u r t o u s les p a y s
  • . C opyright, 1910, by R e v u e (le P aris. AVERTISSEMENT Le tex te o rig in al de cette trag é d ie, in s­ p irée p a r le c h a n t cin q u ièm e de Y E n fer, est com posé en v ers de onze, de sep t et de cinq syllabes, lesq u els, dans la
  • prosodie française, c o rresp o n d en t au décasyllabe des chansons de geste et à ses d eu x hém istiches in ég au x . V oici q u elq u es ty p es où la co rres­ p o n d an ce de la césure et des accents est év id en te : 4 6 10 Q uella che sa se il fu s o
  • orrible en A liscan s. 4 8 10 N on si concede al P odestà p a r tir s i. 4 8 io Do la ca n ch o n on t corrom pu la geste. . On sait que, dans u n certain n o m b re do chansons qui a p p a rtie n n e n t presq u e to u tes à la geste de G uillaum e
Le_martyre_de_Saint_Sébastien_claude_debussy.jpg

Le martyre de Saint Sébastien : mystère composé en rythme français / par Gabriele D'Annunzio : et joué à Paris sur la scène du Châtelet le XXII mai MCMXI avec la musique de Claude Debussy

Auteur : D'Annunzio, Gabriele (1863-1938)

Editeur : Calmann-Lévy

Date : 1911

Sujets : Théâtre (genre littéraire) italien -- 20e siècle

  • Le martyre de Saint Sébastien : mystère composé en rythme français / par Gabriele D'Annunzio : et joué à Paris sur la scène du Châtelet le XXII mai MCMXI avec la musique de Claude Debussy
  • hypre, les colons fra n ça is de l’ Orient, tout un tum ulte de p u issa n ces et de fata lités adm irables. J e retrouvai quelques couleurs de m a rêverie, p lu s lard, sous les voûtes im pé riales de Castel del M o n te ; p u is dans la chapelle p a la
  • del P o lla iu o lo , où un svelte centaure do­ m in e du p o itr a il les archers à deu x p ied s — m on Sébastien parle, quelque part, du tendon de bête q u i s ’ a ju ste au fû t de son arc doublé et q u i s ’y colle de façon à ne fa ire qu ’ un
  • Il a été tiré de cet ouvrage CIN QUANTE E X E M P L A IR E S SUR P A P IE R DE H OLLAND E tous numérotés. LE MARTYRE DE SAINT SEBASTIEN M Y S T E R E C O M P O S E EN R Y T H M E FRANÇAIS PAR D ’A N N U N Z I O PARIS LE XXII s u r
  • MAI l a s c e n e MCMXI G A B R I ELE et du AVEC joue a CHATELET LA MUSIQUE DE C L A U D E DEBUSSY. A PARIS CHEZ t '* C A L M A N N —L É V Y , ÉD ITEU RS'/. B.U. DE G R EN O BLE D-L Droits de reproduction, de traduction et de
  • représentations réservés pour tous les pays. Copyright, 19 11, by C a lm a n n - L é v y . La partition de M. C l a u d e D e b u s s y est en vente chez MM. D u r a n d et C le, 4, place de la Madeleine, Paris. A MAURICE BARRÈS U n jo u r d'été, au pa ys
  • des M a rses, en m a terre d ’ A bru zzes, j ’ écoutais sous le portail ta il d ’ une église un charm eur de serpents jo u er son air m agique su r un os de cerf à cin q trous q u ’ un ancêtre avait retrouvé, p a rm i des cendres, des verroteries et
  • des orges, dans un de ces sauvages sépulcres q u i sont les m illia ir e s de la route rom aine. C 'éta it le dernier descendant d ’ une lig n ée sac erdotale q u i de siècle en siècle avait fo u rn i sa à la citerne du S a n ctu a ire les couleuvres
  • sa crées. S e u l il con naissa it le « mode » que ses d ie u x lu i avaient transm is avec la flûte et avec la vertu. A u son du charme, la gent rep tile s'a g ita it dans le sac de cu ir en form e d ’ outre, ép a u le m arquée du su sp en d u
  • sig n e à la dure tutélaire. E t, dans le trem blem ent de la sp len deu r et de — II — m on ressouvenir, je découvrais su r la m ontagne dangereuse com m e le prom on toire de C ircé la citadelle ruinée des rois d evin s ,%et j'en ten d
  • a is le vent bruire dans les m êm es herbes que les m agiciennes m arses avaient broyées p o u r les matrones de R o m e ; et je sen ta is refluer du fo n d d ’ un e x il in fin i, su r les oliviers et su r les ro­ c hers, ro la m éla n colie du